cdg f equiseto 001   Nome scientifico: EQUISETUM ARVENSE
  Nome comune: EQUISETO DEI CAMPI – CODA CAVALLINA
  Famiglia: Equisetaceae
  Fioritura: Marzo-Giugno
  Habitat: luoghi umidi e freschi, vicino a fossati e acquitrini. Terreni argillosi, fino a 2500 m.


Descrizione

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L’Equiseto è una pianta che popolava la terra nel periodo Devoniano, oltre 300 milioni di anni fa, con specie grandi come alberi, tanto che il comune carbon fossile è dato anche dai suoi residui.

E’ presente in Italia con una trentina di specie, che si ibridano facilmente se vicine. Si tratta di una pianta ‘pteridofita’, cioè priva di fiori e di semi.Ha un rizoma scuro profondamente radicato e articolato da cui si dipartono i germogli che vanno a formare i fusti fertili e quelli sterili.

I fertili che hanno breve durata, compaiono in primavera, prima degli sterili. Si presentano eretti fino a una trentina di cm, di colore giallo-marronastro.

Le spore si sviluppano in una spiga di ‘sporangi’, a forma di piccoli scudi, che dopo la sporificazione avvizziscono e muoiono. I fusti sterili sono gracili, color verde pallido, alti fino a 60 cm, con l’interno cavo.

Sono privi di foglie, ma hanno numerosi nodi in corrispondenza dei quali si formano ramificazioni a ombrello, ruvide e articolate, di solito a sezione triangolare, fortemente silicizzate.

Nei tessuti dei fusti sterili sono contenute forti quantità di acido salicilico, ossalico, silice, potassio, flavonoidi e vitamina C e fin dall’antichità erano considerati fortemente rimineralizzanti.

Tutt’oggi usati per aiutare l’elasticità dei tessuti e nella rigenerazione delle cellule nervose del cervello; stimolanti del metabolismo, proteggono contro l’osteoporosi e fortificano le ossa. Usato nell’industria cosmetica contro le rughe e l’invecchiamento della pelle.

Dobbiamo al medico botanico greco Discoride, la conoscenza delle molteplici proprietà dell’Equiseto, che veniva usato nell’antichità anche per malattie renali, come emostatico, depurativo e per combattere la tubercolosi.

Riguardo l’utilizzo alimentare dei fusti fertili, questi vengono raccolti appena germogliati e consumati cotti in sformati, frittate e polpette.

Un curioso aneddoto lega le statue del grande scultore Canova all'equiseto. Il segreto delle sue stupende statue, famose per la superficie vellutata, in cui il marmo ha un aspetto morbido e ceroso, è appunto legato a questa pianta. L'artista dopo aver scolpito l'immagine, la strofinava a lungo per giorni, con equiseto seccato e triturato. La ricchezza di silice contenuto nella pianta, grazie alla delicata abrasione, donava alle opere dell'artista la caratteristica lucentezza morbida, che ancora oggi le rende uniche al mondo!

Il nome della pianta deriva da due termini latini: ‘equos e saeta’ (cavallo e crine), riferito all’aspetto filoso e ruvido dei fusti sterili, che sembrano crini di cavallo. Anche il nome della specie è derivante dal latino ‘arum’=campo e fa riferimento all’habitat dove cresce la pianta.

                    



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Equisetum arvense -- Equiseto dei campi – Coda cavallina