cdg-f-giusquiamo-bianco   Nome scientifico: HYOSCYAMUS ALBUS
  Nome comune: GIUSQUIAMO BIANCO
  Famiglia: Solanaceae
  Fioritura: Aprile-Agosto
  Habitat: si può trovare in terreni sassosi, sabbiosi o incolti oltre a ruderi e macerie. Dal mare fino a 800-900 metri.


Descrizione

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Pianta annuale, biennale o perennante dal portamento di un piccolo cespuglietto, alto da 30 a 60 cm.

Ha radici fusiformi piuttosto ramose, il fusto eretto o ascendente di forma cilindrica, densamente peloso-lanuginoso e appiccicoso, talvolta legnoso alla base.

Le foglie sono alterne, lanceolate, con margine sinuoso, talvolta dendato; lunghe 6/10cm, tutte portate da piccioli. Hanno consistenza piuttosto carnosa e diminuiscono la loro grandezza nella parte più alta della pianta. Il loro colore è verde scuro nella parte superiore, più chiaro in quella inferiore con leggere nervature.

I fiori sono portati da infiorescenze densamente fogliose, disposti quasi in maniera unilaterale. Hanno un calice verde villoso, lungo circa 1 cm, con 5 lobi arrotondati di cui i 3 superiori più grandi degli inferiori, di colore giallo pallido con l’interno scuro.La pianta inizia la sua fioritura fin dal primo anno.

Il frutto è una capsula a due sezioni (pisside) ovale, glabra di colore verdastro, che rimane racchiusa nel caratteristico calice allungato. All’apertura del piccolo coperchio disperde i suoi numerosi semi scuri, di forma ovata.

La pianta è altamente tossica. Nelle foglie, nei semi e nelle radici sono contenuti principalmente due alcaloidi: la josciamina e la scopolamina che durante il riscaldamento o l’essiccamento delle parti si trasformano in atropina. La loro ingestione dà assopimento, sonno profondo e può addirittura provocare la morte.

In passato veniva utilizzata come anestetico durante le operazioni chirurgiche e come potente allucinogeno nelle pratiche magiche medievali. Il Giusquiamo era già conosciuto come pianta medicinale dai Babilonesi, Egizi, Arabi, Greci e Romani, che la usavano sia come calmante, sia come veleno. In piccole dosi alleviava le nevralgie, gli effetti della tosse asinina, dell’epilessia e delle malattie mentali, tanto che veniva largamente usata anche nei manicomi fino al secolo scorso.

In Italia la diffusione del Giusquiamo si è propagata facilmente lungo le antiche vie della transumanza , in quanto parte della pianta, grazie alla sua viscosità, rimaneva facilmente attaccata al vello degli ovini che ne facilitavano involontariamente la diffusione lungo i sentieri attraversati.

Oggi è ritenuta piuttosto rara per la difficoltà di conservazione del suo habitat naturale.

Il suo nome scientifico proviene da due antiche parole greche: ‘Hys=porco e Kyamos=fava’ perché si riteneva che i maiali se ne potessero cibare senza effetti negativi. Con la parola ‘albus=chiaro’ si vuole distinguere dalla specie ‘niger’, che si differenzia dalla dimensione della pianta, dal picciolo delle foglie e dal colore interno della corolla, che nel niger, appare vistosamente reticolato.

Osservata tra le pietre della Rocca di Suvereto.

                    



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Hyoscyamus albus -- Giusquiamo bianco