CROCE ARCANA-LAGO SCAFFAIOLO-CORNO ALLE SCALE

 i freschi crinali dell’Appennino

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Data: 07/08/2023
Verificato il: --/--/----
Difficoltà: E
Distanza percorsa: 15,2 km 
Salita accumulata: 810 m
Discesa accumulata: 810 m 
Altitudine massima: 1939 m
Altitudine minima: 1510 m 
Pendenza max: 40,8%
Pendenza media: 10 % 
Altitudine P.: 1510 m A.: 1510 m
Durata: 4:40  + soste
Note: Niente da segnalare.
Indicazioni stradali per il punto di partenza dell'escursione   

Coordinate punto di partenza
44° 7'21.47"N 10°46'34.11"E

Attrezzatura consigliata

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cane guinzaglio

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DESCRIZIONE

Panoramica e interessante escursione, che ci porta nel comune di Abetone Cutigliano, per scoprire i crinali dell’Appennino, che fin dall’antichità hanno separato i confini tra l’Emilia e la Toscana. Un piacevolissimo itinerario alla scoperta di splendide vallate e morbidi crinali verdi, che ci faranno dimenticare per un po' il caldo torrido dell’estate.

Raggiungeremo con la nostra auto la località di Doganaccia, dove cercheremo di parcheggiare nei pressi della chiesetta di legno, nelle vicinanze della stazione della funivia e procederemo fin da subito sulla nostra dx. Seguiremo un percorso in salita che ben presto ci farà attraversare un fresco bosco di abeti, fino ad aprirsi in ampi panorami sulle cime dell’Abetone, sul Cimone e sul Libro Aperto, che ci accompagneranno verso il Passo di Croce Arcana, dove ci soffermeremo incuriositi dalle strutture che appaiono sull’ampio piazzale.

Il valico di Croce Arcana detto anche Passo dell’Alpe alla Croce, si trova a 1669 metri, tra le province di Modena e Pistoia nei comuni di Fanano e Abetone Cutigliano. Fin dall’epoca longobarda e medievale collegava le città toscane di Firenze, Prato, Lucca e Pistoia con Milano, Venezia, Parigi ed altre città del Nord-Europa, agevolando gli spostamenti dei pellegrini e soprattutto dei commercianti di lana, seta, stoffe pregiate, merletti e arazzi. Erano presenti in prossimità del valico ospizi gestiti da ordini religiosi, con lo scopo di dare asilo e proteggere i viandanti.

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Il passo è indicato nelle antiche mappe come ‘Arcem crux’ poiché fin dall’XI° secolo, vi era istallata una croce, spesso avvolta nella nebbia, che indicava ai viandanti il cammino da seguire. La croce di ferro presente oggi è datata 1933, in ricordo del giubileo indetto da Papa Pio XI.
I monti del crinale, teatro di importanti eventi durante la II^ guerra mondiale, dettero rifugio a formazioni partigiane emiliane e toscane, come ricorda il monumento dei ‘due cannoni’, in onore ai caduti.
Il valico di Croce Arcana, è particolarmente esposto al vento, tanto che nel 2020 sono state registrate raffiche fino a 270 km/h, un record nazionale che già deteneva anche in precedenza!
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Proseguendo avanti nella nostra escursione imbocchiamo il sentiero ‘CAI 00 Alta Via dei Parchi’, (da poco rinominato ‘E1 Sentiero Europeo’), che tra i verdi prati di crinale, superando una stazione di ripetitori, ci accompagna ai piedi di ‘Monte Spigolino’ (1827m anticamente chiamato ‘Monte Fulgorino’’), che segna il confine naturale tra le province di Pistoia e Modena. Qui il percorso si separa, permettendoci di scegliere se proseguire verso la vetta del monte o continuare a mezza costa, tra gli immensi panorami sui confini della Toscana e dell’Emilia, fino al ‘Passo della Calanca’ (1731m).

Avremmo modo di osservare via via lungo il cammino, dei cippi cilindrici di pietra arenaria che portano incise lettere e numeri che destano la nostra curiosità. Si tratta di antichi termini di confine che avevano lo scopo di segnalare nel secolo XVIII° il confine tra il Granducato di Toscana e il Ducato di Modena, che attraversa l’Appennino. Ogni cippo, oltre a riportare incisa la data e i simboli della direzione indicata o del territorio delimitato, aveva una larga base quadrata che lo teneva stabile, saldamente interrata sopra a numerosi cocci di pietra scalfiti con appositi segni di identificazione, che rendevano unico ogni elemento, affinché non potesse essere né sostituito né falsato.

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Superato il passo, proseguiamo ancora leggermente in salita, tra il verdeggiare dei crinali, che via via ci offrono numerose specie di piante tipiche della flora montana, fino a raggiungere la sella del Colle dell’Acqua Marcia, col suo piccolissimo omonimo laghetto, che ci anticipa la vista del Corno alle Scale.
Ancora avanti per un breve tratto, finché ci appare la piccola conca del Lago Scaffaiolo, accoccolato sotto il rilievo del Monte Cupolino (1852m), che lo sovrasta. Dalla parte opposta invece, si scorge la struttura del ‘Rifugio Duca degli Abruzzi’.

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Si tratta del più antico rifugio dell’Appennino Tosco-Emiliano, inaugurato il 30 giugno 1878, già ristrutturato nel 1902, quando fu dedicato al Principe di Savoia, duca degli Abruzzi. Il rifugio ha subito nel tempo ben quattro rifacimenti, fino a quello del 2001, che lo ha reso sicuramente meno impattante e più consono al prezioso ambiente che lo circonda.
Giunti alla riva del lago Scaffaiolo, in un ambiente veramente suggestivo, cercheremo di ripararci dal vento, che immancabilmente spira dalla vallata del Corno alle Scale e sarà d’obbligo soffermarci per cercare di ammirare ogni dettaglio del limpidissimo specchio d’acqua. Il laghetto, protagonista di curiose leggende che lo ritengono collegato al mare o addirittura all’inferno, prende il suo nome da ‘caffa’, un termine di origine longobarda con cui i vecchi montanari indicavano una conca o un avvallamento tra i monti.

Il laghetto si trova a 1785 m di quota ed è il bacino naturale, non di origine glaciale, più alto della catena appenninica, caratterizzato dall’assenza di vegetazione e di pesci: sono solo presenti rane e piccole lumache lacustri. La causa di tali fenomeni viene giustificata dai ricercatori, dalla natura impermeabile del terreno, in grado di trattenere l’acqua delle piogge e dello scioglimento delle nevi, mentre le temperature rigide e le frequenti nebbie ne bloccherebbero l’evaporazione, mantenendone stabile il livello in tutte le stagioni.

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Il lago, che sembra sfidare le leggi della natura, avvolto nei miti e nelle leggende, che hanno animato la fantasia popolare, è ricordato nell’opera del Boccaccio del 1598: ‘De montibus, silvis, fontibus et fluminibus’ in cui viene descritto così: “Scaphagiolo lago piccolo è nell’Apenino: il quale tra la regione di Pistoia e Modona s’inalza, e più per miracolo che per la copia dell’acque memorabile: però (come danno testimonianze tutti gli habitatori) se alcuno da per se, over per sorte, sarà che gietti, una pietra o altra in quello, che l’acque mova, subitamente l’aere s’astrìnge in nebbia e nasce di venti tanta fierezza, che le quercie fortissime e li vetusti faggi vicini, e se spezzino o escansi dalle radici. Che potrò dir io degli animali, se alcuni ce ne sono, se gli alberi si rompono, e così la tempesta tutti i dì nemichevole alquanto persevera”.
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Aggirando il perimetro del laghetto, ci portiamo sul lato sx, per proseguire il nostro percorso fino alla cima di Corno alle Scale. Salendo un sentiero a tratti sassoso, che si snoda affacciato su un’antica vallata glaciale, raggiungiamo il ‘Passo dei tre Termini’, rappresentato da un grande cippo di pietra, punto di confine tra Bologna, Modena e Pistoia, che prima ancora dell’Unità d’Italia divideva addirittura 3 stati: Granducato di Toscana, Ducato di Modena e Stato della Chiesa.
Attraversando spesso vasti ‘vaccinieti’, che sembrano offrirci i loro succulenti mirtilli, sempre salendo superiamo il ‘Passo dello Strofinatoio’ (1850m), che ci porterà in poco più di un centinaio di metri, nel tratto di salita dove il sentiero si fa più stretto, con stratificazioni di gradoni rocciosi, che sembrano aver dato il nome alla cima del Corno alle Scale.
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Il Mirtillo (Vaccinium myrtillus) è un piccolo arbusto delle Ericace, protetto in alcune regioni d’Italia, di cui apprezziamo le bacche carnose bluastre, per farne marmellate, liquori e succhi di frutta. Conosciuto fin dall’epoca preistorica, da sempre apprezzato per le proprietà antisettiche, antinfiammatorie, antiossidanti, antivirali, vasoprotettive in grado di migliorare la vista, ridurre il colesterolo; di proteggere il sistema cardiovascolare e la circolazione sanguigna; di rafforzare il sistema immunitario, ritardare l’invecchiamento e migliorare le funzioni cerebrali. (Naturalmente con le dovute cautele in caso di allergie, o in conflitto con specifici farmaci anticoagulanti, antiaggreganti, antidiabetici!)

Curiosa e incerta è l’etimologia del suo nome, già citato da Virgilio, ma che potrebbe provenire dal greco ‘Vakinthos’; mentre per altri botanici sarebbe semplicemente derivante da ‘baccinum’, come diminutivo di ‘piccola bacca’. Myrtillus invece, rimanda alla rassomiglianza con il Mirto.

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Giunti al traguardo a 1945 m, ancora un piccolo sforzo per raggiungere la grande croce di acciaio che da ‘Punta Sofia’, domina tutto il maestoso panorama, che oltre alle vallate erbose in direzione del laghetto, nelle giornate più limpide ci fa scorgere tratti della Pianura Padana, fino ai vicini profili alpini, mentre a SO, sconfina verso il mare.

Dopo le rituali foto, ripercorriamo indietro il tratto che ci riporta fino al lago, superando di nuovo il valico dei ‘Tre termini’ e portandoci poco dopo sulla sinistra, deviamo su un percorso che in decisa salita ci fa raggiungere la cima del Monte Cupolino, per gustare ancora altri stupendi panorami. Discenderemo quindi verso il laghetto, dove ci fermeremo di nuovo per consumare il nostro spuntino.

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Ci incamminiamo ora verso il ritorno, spostandoci via via sui rilievi, alla ricerca di nuovi punti panoramici e altri cippi di confine, fino a raggiungere nuovamente il Passo della Calanca, alla base del Monte Spigolino, detto così per la sua forma angolosa.
In questo punto, noteremo dei cartelli esplicativi che riportano i dati di alcuni percorsi che si incrociano e, abbandonando il sentiero E1, voltiamo decisamente a sx, in discesa imboccando la via che ci riporterà a Doganaccia. Cammineremo ancora tra morbidi crinali verdi, dove la vegetazione tipica della montagna si mostra sempre più preziosa, grazie anche alle numerose sorgenti d’acqua che incontreremo. A tratti, con un po’ di attenzione, possiamo notare le pietre che una volta lastricavano questa antica via, che sempre in discesa ci accompagna fino all’ultimo tratto più sassoso, che ci farà raggiungere una delle ‘Panchine della Pro Loco’, e poco dopo ci riporterà fino alla chiesetta di Doganaccia, da dove siamo partiti.
Lontani dall’opprimente caldo, con questo spettacolare percorso abbiamo avuto l’occasione di conoscere particolari zone dell’Appennino, gustando oltre alla loro bellezza, anche la loro storia.

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Tutte le foto scattate durante il percorso

65 immagini

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Video realizzato per una escursione precedente fatta nel 2018