Pianta erbacea perenne velenosa, che nell’aspetto ricorda quella del cocomero. Ha robuste radici tuberose e fusti ramosi prostrati sul terreno, che strisciano allungandosi anche fino oltre un metro. Sono ricoperti di peli rigidi che li rendono scabrosi al tatto.
Le foglie sono portate da robusti e lunghi piccioli, hanno consistenza spessa e carnosa, di color verde grigio, anch’esse ricoperte di peluria ispida. La lamina raggiunge i 10 cm, ha forma ovale-cordata-triangolare, con base fortemente incisa, apice acuto e margine irregolarmente ondulato-crespato.
I fiori sono unisessuali: i maschili riuniti in racemi all’ascella delle foglie, mentre i femminili sono solitari. Hanno calice e corolla divisi in 5 lobi di colore giallo con venature verdastre.
Il frutto è una grossa bacca ovoidale, pendula di colore verde lunga fino a 5 cm, che contiene all’interno dei semi neri appiattiti. E’completamente ricoperta di setole rigide, sostenuta da un peduncolo robusto, ripiegato a uncino. Giunto a maturità il frutto si stacca bruscamente dal picciolo e si apre violentemente con una forte pressione, che permette ai semi contenuti all’interno di essere lanciati lontani dalla pianta, insieme a un liquido velenoso, molto amaro e urticante. L’esplosione può lanciare i semi lontani fino a 12 m, con una velocità di circa 10m al secondo, favorendo così la propagazione.
L’elevata tossicità è legata alla presenza dell’ elaterina, una sostanza amara contenuta soprattutto nella polpa e nei semi. Calpestare o maneggiare la pianta potrebbe risultare molto pericoloso, poiché l’esplosione dei suoi frutti maturi, se colpisse la nostra pelle, le mucose o gli occhi, potrebbe procurare forti e dannose irritazioni.
La pianta anticamente era usata a scopo terapeutico, sin dall’epoca di Teofrasto, come abortivo, antireumatico, purgante e cardiotonico. Era utilizzata anche nella medicina veterinaria per combattere la scabbia degli ovini.
L’etimologia del suo nome deriva dalle parole greche ‘ekballen=lanciare’ e ‘elater=distendere’, alludendo al curioso modo di propagare con violenza i suoi semi, tanto che viene popolarmente chiamata ‘sputaveleno’.
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