Pianta erbacea perenne o biennale di aspetto cespitoso, con grosso rizoma ramoso e lignificato, contornato di radici secondarie, dal quale si ergono diversi fusti tenaci, alti fino a 90 cm, ramificati nella parte superiore.
Le foglie sono molto coriacee, di forma oblunga-lanceolata a ovata-dentata, con segmenti corti e larghi e margini provvisti di spine pungenti, di cui quella apicale, che è il proseguimento della nervatura centrale, può raggiungere anche 2 cm. Le foglie si possono distinguere in 3 diversi tipi: le basali, con forma più lanceolata, che inizialmente formano una rosetta che scompare durante la fase di fioritura. Le mediane che appaiono più larghe che lunghe, molto ondulate, che tendono ad abbracciare il fusto, con lamina profondamente segmentata, munite di spine apicali e laterali. Infine le foglie superiori che appaiono molto arcuate e contornano l'infiorescenza come brattee giallastre pungenti.
L'infiorescenza è formata da capolini dal diametro di 3/4cm, che si trovano solitari all'apice dei rami, protetti da un involucro di brattee raggianti di forma acuta, color giallo dorato scuro. Anche la corolla è gialla, composta da numerosi fiori tubulosi.
I frutti sono acheni oblunghi (2/5mm) di color giallo-ruggine, provvisti di pappo piumoso.
Prima della fioritura i gambi ancora verdi della Carlina corimbosa, sono eduli, di ottimo sapore che ricorda quello del carciofo, anche se presentano difficoltà nella pulitura a causa delle evidenti spinosità delle foglie.
In tempi remoti venivano usate le radici della pianta per alleviare il mal di denti, alcune malattie della pelle e come controveleno.
Il suo nome deriva da 'cardunculus' col significato di 'piccolo cardo', mentre l'appellativo specifico prende il nome dal tipo della sua infiorescenza.
Una antica leggenda però narra che durante una pestilenza, Carlo Magno, si sarebbe rivolto in preghiera a Dio perché lo aiutasse a salvare i suoi soldati contagiati. Nei giorni successivi un angelo gli sarebbe apparso in sogno ordinando all'imperatore di scagliare una freccia verso il cielo che, una volta tornata giù, avrebbe colpito una pianta miracolosamente utile per la guarigione dei soldati. La freccia andò a conficcarsi in una specie fiorita che da allora, porta ancora il nome di 'Carlina' in onore a Carlo Magno.
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