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Dicembre 2015

 

Classificazione.

Secondo l’attuale tassonomia l’inquadramento sistematico del Lupo è il seguente:

  • CLASSE: Mammiferi
  • ORDINE: Carnivori
  • FAMIGLIA: Canidi
  • GENERE: Canis
  • SPECIE: Canis lupus

Al genere Canis, secondo una recente revisione, appartengono 7 specie selvatiche tra cui il lupo appunto, il coyote e lo sciacallo dorato. Circa quest’ultimo, recentemente indagini genetiche hanno rivelato che lo sciacallo dorato che vive in Eurasia e Africa non sono la stessa specie, bensì due distinte, ed una di queste è un lupo. Koepfli, uno dei responsabili dello studio, ha proposto di chiamare quello che era lo sciacallo dorato africano, lupo dorato africano (Canis anthus), e di mantenere per la specie euroasiatica la precedente nomenclatura di Canis aureus.

Il lupo (Canis lupus, Linneo 1758) conta a sua volta 11 sottospecie tra Eurasia e Nord America. Questo grande carnivoro è ritenuto anche l’unico progenitori di tutta la grande quantità di razze canine, quindi il cane è considerato sottospecie polimorfica del lupo (Canis lupus familiaris), sebbene probabilmente non sia propriamente corretto estendere criteri tassonomici ad entità che si sono evolute in ambiti molto differenti e sottoposti a pressioni selettive molto diverse. Lupi e cani sono interfecondi, cioè sono capaci di incrociarsi e generare prole ibrida fertile; l’ibridazione lupo x cane è una delle tematiche più dibattute tra gli esperti e rappresenta una delle maggiori problematiche per la conservazione della specie (vedi seconda parte).

Per  quanto riguarda il lupo presente in Italia (Lupo appenninico, Canis lupus italicus, Altobello, 1921) è stato riconosciuto come sottospecie in seguito a studi sul DNA.Il lupo appenninico può quindi essere considerato come un ecotipo (organismo che è strettamente correlato  nelle sue caratteristiche all’ambiente ecologico in cui vive) del lupo europeo, dal quale sarebbe rimasto isolato alcuni secoli fa.

Recentemente un lupo di origini dinariche, proveniente dalla zona dei Balcani, chiamato dai ricercatori Slavc, munito di collare gps grazie al quale è stato possibile seguire i suoi spostamenti,  si è stabilito in Lessinia, non distante da Verona, percorrendo in pochi mesi oltre mille chilometri. Qui ha trovato la compagna, una lupa appenninica, la quale nella primavera del 2013 ha dato alla luce la prima cucciolata mista documentata, nata da lupa italica e lupo europeo, confermando un primo ricongiungimento delle due popolazioni.

 

Descrizione morfologica.

 

Le diverse popolazione di lupo nel mondo presentano una notevole variabilità quanto a dimensioni, colore del mantello ed aspetti comportamentali.

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L’aspetto generale di questo predatore è quello di un grosso cane, ad esempio pastore tedesco o ancor meglio cane lupo cecoslovacco. Il lupo possiede una  corporatura slancia, zampe lunghe e muscolatura potente, coda relativamente breve, il muso tipicamente allungato con orecchie di forma triangolare poco lunghe e a base slargata, collo e spalle robusti. La forte dentatura è sostenuta da una struttura cranica molto massiccia mossa da muscoli masseteri e temporali particolarmente potenti che consentono al lupo di essere estremamente efficace nell’uccisione delle sue prede. Il taglio degli occhi è più obliquo e la testa è tendenzialmente più schiacciata ed ampia rispetto al cane, con angoli tra la sommità del cranio e l’arcata zigomatica compresi tra i 40°- 45° (fig. lettera “a”) , questo aspetto consente una distinzione con il cane che invece presenta angoli che si aggirano tra i 50° nelle razze più primitive fino ai 60°, inoltre nel cane è molto più accentuato il cosiddetto “stop” ovvero il salto tra fronte e canna nasale (vedi figura sotto). 

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In Italia un lupo ha un peso medio che si aggira tra i 25 e i 35kg (le femmine hanno un peso inferiore rispetto ai maschi di circa un 15%) ed altezza al garrese che oscilla tra i 50 e i 70 cm.

Nel lupo appenninico la colorazione è marroncina-rossiccia in estate e tendenzialmente più  grigia in inverno.

Alcune caratteristiche peculiari della popolazione italiana sono:

la mascherina facciale color crema, che si estende dai lati della bocca alle guance fino alla gola, più accentuata nelle femmine; bandeggi scuri sono presenti nella regione dorsale, sulla punta della coda e ai margini delle orecchie e sugli arti anteriori (talvolta anche sui posteriori).

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Da questa immagine è possibile notare alcune caratteristiche tipiche dal lupo italiano,
bandeggi scuri sul dorso in corrispondenza della gualdrappa,
sulle zampe anteriori sulla punta della coda, ai margini delle orecchie e mascherina facciale crema.
Copyright Lorenzo Lazzeri

 

Distribuzione.

 

Il lupo ha una distribuzione molto ampia, questo ha portato inevitabilmente allo sviluppo di numerosi adattamenti morfologici e comportamentali che gli hanno consentito di vivere in ambienti molto diversi tra loro dalla tundra artica, alle foreste tropicali indiane fino a zone semidesertiche, denotando una grandissima plasticità ecologica ed adattabilità.

L’areale di questa specie però è stato drasticamente ridotto dalla persecuzione diretta e dallo sviluppo antropico, in molte aree infatti si è completamente estinta, in altre è presente in numeri critici ed in modo discontinuo. Una lenta ripresa si è avuta negli ultimissimi decenni grazie ad una maggior coscienza naturalistica ed ecologica.

In Italia il lupo si è estinto sulle alpi nel 1920, in Sicilia nel 1940, negli anni ’70 era ridotto ad un centinaio di esemplari distribuiti in zone impervie degli Appennini centro-meridionali. Da allora, grazie anche ad uno sforzo conservazionistico (introduzione di normative per la protezione della specie) e favorito da altri importanti fattori, come l’abbandono delle zone rurali, ripopolamento, introduzione ex novo di specie preda e grazie alla  sua grande adattabilità e capacità di dispersione, ha ripreso a riconquistare gradatamente il suo antico areale.

distribuzione

Attualmente il lupo è presente nell’intera dorsale appenninica e sta progressivamente ricolonizzando anche tutta la fascia alpina, con un subareale nelle zone collinari tirreniche tra il Lazio e Toscana centro-meridionale.

Da sottolineare quindi che la ricolonizzazione di questo predatore è avvenuta in modo del tutto naturale, nonostante famosi luoghi comuni vedano lupi reintrodotti da ambientalisti o enti pubblici e addirittura lanciati con i paracadute da fantomatici elicotteri.

 

Situazione Toscana e nella Val di Cecina.

 

La situazione toscana è alquanto complessa e in continua evoluzione, gli ultimi dati aggiornati del 2015 stimano almeno un centinaio di branchi stabili.

Nello specifico della Val di Cecina si può affermare che il predatore sia presente con continuità dagli anni ’70, conferma che arriva dai diversi  avvistamenti ed individui ritrovati morti, ma più probabilmente la specie non è mai veramente scomparsa . Qui infatti il lupo ha trovato una zona perfetta per insediarsi stabilmente, favorito dall’ottima densità di ungulati, dalla bassa antropizzazione, da numerosi allevamenti di ovini e dalla protezione di numerose zone boschive poi divenute riserve naturali; di fondamentale importanza, infatti, risulta essere la costituzione di queste aree protette, ben collocate nello spazio e ben collegate tramite corridoi faunistici, che consento al meglio la dispersione della specie.

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Probabile femmina di lupo appenninico. Copyright Lorenzo Lazzeri.

Attualmente nel territorio della Val di Cecina sono segnalati almeno tre nuclei stabili, con lupi erranti e in probabile dispersione su un po’ tutto il territorio provinciale. 

 

Socialità e comportamento spaziale.

 

Il lupo è un animale sociale che vive in nuclei familiari, all’interno dei quali le attività essenziali, come la caccia, l’allevamento dei cuccioli e la difesa del territorio, avvengo in modo coordinato tra gli elementi che li compongono.

Le dimensioni del branco sono correlate al numero di lupi che occorrono per localizzare abbattere una preda e poi sfamarsi con questa, nonché al grado di competizione sociale che ogni individuo può sopportare.

In Italia, un branco  è formato mediamente da 2 a 9 individui, (da noi non sono presenti branchi con 20 individui come si vedono nei documentari in tv), il numero è estremamente variabile dal periodo dell’anno, infatti spesso il nucleo è composto solo dalla coppia riproduttiva, si aggiunge poi in primavera la prole, da 3 a 8 piccoli.

Generalmente poi i giovani lupi nel periodo che va da febbraio ad aprile e da ottobre a novembre (generalmente intorno all’età di 1-2 anni) lasciano il nucleo familiare per colonizzare nuove zone entrando cosi in “dispersione”. Questo particolare comportamento, non caratteristico solo di questo predatore, è di grandissima importanza poiché ha consentito, e consente tutt’ora, al lupo di colonizzare nuovi territori disponibili e riconquistare  gradualmente il suo antico areale, favorendo lo scambio genetico. Questa fase è estremamente critica per il giovane lupo, in quanto si trova a fronteggiare periodi molto lunghi senza la sicurezza e la protezione del branco di origine, in un territorio a lui spesso sconosciuto. Questo periodo è caratterizzato da un alto tasso di mortalità.

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Due lupacchiotti in un sito di rendez-vous un po’ insolito. I rendez-vous sites sono zone solitamente ben protette e nascoste in cui i cuccioli vengono trasferiti, dopo aver trascorso i primi due mesi di vita nella tana, ed in cui attendono il ritorno dei genitori dalle attività quotidiane.
Foto di Paolo Taranto.

Oggi grazie all’utilizzo di particolari collari a sistema GPS-GSM è stato possibile monitorare gli spostamenti di alcuni di questi individui in dispersione,  ad esempio il lupo “Ligabue” ha percorso in un anno oltre 1200km, sconfinando anche in territorio francese. Questo per far capire ai molti scettici che l’incremento numerico del lupo negli ultimi anni sul territorio italiano non è certamente frutto di reintroduzioni, ma è potuto avvenire soprattutto grazie alle notevoli capacità di adattamento e dispersione di questo animale. Le distanze minime percorse durante le 24 ore sono state calcolate aggirarsi mediamente tra 1 e i 40 km circa; Il territorio che occupa un nucleo di lupi è piuttosto vasto, da 80 fino a 200 km quadrati per quanto riguarda l’Italia.

Uno stesso lupo, perciò, può esser avvistato più volte a distanza di pochi giorni in luoghi anche molto distanti tra di loro, questo comportamento può fuorviarci e dar la percezione che la specie sia presente in un dato territorio a densità molto elevate.

 

 

L’Ululato

 

Non si può far a meno di parlare del lupo senza far un richiamo al significato dell’ululato.

Per iniziare, non c’è alcun collegamento tra la luna piena e questa vocalizzazione.

L’ululato fa parte  della gamma di suoni che utilizzano i lupi per comunicare tra di loro, ricordiamo anche l’abbaio, il ringhio, il guaito, ecc.

L’ululato è un suono continuo profondo e modulato, della durata di alcuni secondi, può essere emesso per diversi motivi ad esempio, per delimitare il territorio, per trasmettere informazioni ad individui distanti, sia questi appartenenti allo stesso branco sia di altri nuclei,  per mantenere un contatto con i cuccioli quando questi vengono lasciati soli non essendo ancora in grado di seguire gli adulti nei loro spostamenti; spesso l’ululato è legato all’eccitazione che precede o segue la caccia.

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