L’Erba morella è una specie erbacea annuale operennante, comune in tutta la nostra Penisola.
Malgrado il suo aspetto grazioso tutta la pianta è velenosa e soprattutto nei suoi frutti maturi si concentrano elevate quantità di steroidi, come la ‘Solanina’. Si presenta in due specie diverse: ‘Solanum nigrum’, distinguibile per i frutti maturi di colore nero e ‘Solanum villosum’, specie che presenta maggiore pelosità sui fusti, con bacche mature di color arancio-giallastre, tanto che viene popolarmente chiamata ‘pomodoro selvatico’. Ambedue le specie hanno robuste radici a fittone, con parte basale epigea semilegnosa di color verde nerastro tendente al violaceo. I fusti e le ramificazioni sono angolosi, ricoperti di leggera peluria biancastra (più evidente nel ‘villosum’). Hanno due strie longitudinali e possono raggiungere un’altezza da 10 a 80 cm.
Le foglie sono alterne, color verde vivace, provviste di picciolo; hanno forma molto variabile, da romboidale asimmetrica a ovale, con rada dentellatura al margine.
I graziosi fiori, posti all’ascella delle foglie hanno una delicata corolla bianca, a forma di stella rotata, con 5 lobi ovali appuntiti e avvolge nel centro una struttura conica formata da stami e antere di colore giallo carico. I frutti, presenti anche contemporaneamente ai fiori, sono bacche globose di circa 1 cm, riunite in grappoli, avvolte alla base da un calice persistente di colore verde. Sono divise internamente a loggette contenenti numerosi, piccolissimi semi marroncini.
Le bacche della specie ‘nigrum’ si presentano verdi e nero opaco a maturazione, mentre quelle del ‘villosum’ a maturazione mantengono un colore giallo-aranciato che le fa rassomigliare a piccolissimi pomodori. I frutti maturi contengono quantità talmente elevate di alcool e steroidi, che basterebbe ingerirne solo una decina per provocare delle paralisi.
In passato sono stati usati nell’industria farmaceutica per la preparazione di estrogeni e progestinici. Tuttora è usata, a scopo sperimentale per il trattamento dei tumori cutanei. Intorno all’anno 1000 i medici narcotizzavano i pazienti che dovevano subire operazioni chirurgiche, con una miscela di varie erbe mescolate a foglie di Solanum, con lo scopo di alleviare il dolore. Nella moderna omeopatia la pianta viene usata per attenuare le vertigini. I fiori invece sono usati in fitoterapia per la preparazione di analgesici, calmanti e sedativi.
La parola ‘Solanum’ deriva dal latino ‘Solor= io consolo’ che sottolinea le proprietà sedative e narcotizzanti della pianta. Con l’epiteto ‘nigrum=nero’ si descrive il colore delle bacche di questa specie, mentre con la parola ‘villosum’ si allude alla peluria che ricopre la specie che produce i piccoli frutti gialli.
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