Pianta erbacea, aromatica a ciclo biennale, alta da 40 a 150 cm, provvista di radice di colore scuro, molto spessa e ramificata.
I suoi fusti sono robusti, angolosi, eretti, cavi e piuttosto ramosi, solcati da striature rossicce.
Le foglie basali sono formate da tre segmenti ovati, dentellati, lunghi fino a 10 cm, di color verde chiaro lucente. Lungo il fusto sono opposte e più piccole, portate da piccioli contornati alla base da vistose guaine chiare con evidenti strie rossastre.
L’infiorescenza è un’ombrella formata da 6-15 raggi, sorretti da lunghi peduncoli portanti piccoli fiori ermafroditi di colore verdastro con petali gialli, che vengono impollinati dagli insetti.
I frutti sono acheni globulari verdi di 4-5 mm. A maturazione avvenuta diverranno di color nero lucente e scindendosi in due parti, lasceranno cadere ognuna, un piccolo seme nero a forma di mezza luna.
La pianta, anticamente conosciuta come ‘Prezzemolo alessandrino’ era coltivata per uso alimentare, fino ad essere sostituita nel XVI° e XVII° secolo dal sedano domestico.
Molto apprezzata presso i Romani che usavano le foglie più giovani come insalata, mentre i getti venivano cucinati per il loro sapore amarognolo e le proprietà digestive.
I semi ben maturi venivano macinati e utilizzati per insaporire le pietanze al posto del pepe, che in passato era una spezia molto costosa.
Riguardo agli usi alimentari, tutta la pianta è commestibile e ricorda il sapore del sedano. I germogli possono essere usati crudi come insalata o per aromatizzare le pietanze. I semi hanno proprietà antispasmodiche e il succo disinfetta le ferite.
Il suo nome, riferito all’aroma dei semi, deriva dal greco ‘smyrna= mirra’. Mentre l’epiteto specifico derivante dalle parole latine: ‘olus=erba’ e ‘atrum=nero’, significa ‘erba scura’ in riferimento al colore nero dei semi maturi.
Tra i nomi popolari, quello toscano di ‘Macerone’ si riferisce alle macerie, uno degli ambienti prediletti da questa pianta.
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