Il genere Anthyllis che si incrocia con facilità, può dare origine a numerosi ibridi e sottospecie, che colonizzando ambienti diversi, possono presentarsi con caratteristiche morfologiche similari, talvolta formando veri e propri endemismi di difficile determinazione.
La Vulneraria è una piccola pianta erbacea perenne a lenta crescita che forma ciuffetti alti 5-30 cm.
I fusti più o meno prostrati, sono ricoperti da peluria appressata, come tutto il resto della pianta.
Le foglie poco numerose lungo il fusto, sono concentrate alla base del piccolo cespuglio. Hanno forma palmata, completamente ricoperte da peluria, costituite da diversi elementi lineari oblunghi.
I fiori sono disposti a sfera, lunghi poco più di 1 cm, con il calice e i sepali molto lanuginosi e biancastri. Hanno forma papilionacea, con colorazione molto variabile, dal bianco crema, all’arancio, al rosso, diventando color ruggine nella fase dell’appassimento.
I frutti sono piccoli legumi contenenti un solo seme rotondeggiante.
Nel medioevo i fiori della Vulneraria, erano ritenuti un valido rimedio per accelerare la guarigione delle ferite, probabilmente perché la “medicina dei segni”, accostava il rosso dei boccioli con quello delle stesse ferite.
Faceva pure parte di quelle “Erbe Miracolose”, che venivano raccolte la notte di San Giovanni, efficaci per la salute e contro il malocchio.
Il suo nome comune, proviene dalla parola latina “Vulnus” e significa “ferita”. Il nome della specie invece, dal greco "Hantòs e Oulos" col significato di "fiore lanoso".
Fotografata sul Puntone di Farneta
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