Graziosa pianta avventizia, presente soprattutto nelle dune dei litorali, tanto che nella mitologia era dedicata a Glauco, figlio di Nettuno e della ninfa Scilla, che amavano vivere negli arenili sabbiosi. Anticamente in Toscana veniva chiamata 'Cenerognola' per il colore delle sue foglie.
E' una pianta erbacea perenne o biennale, a portamento cespuglioso che può raggiungere un'altezza da 30 a 60 cm.
Ha fusti eretti, ascendenti, piuttosto ramificati, ricoperti da leggera peluria, che se spezzati secernono un denso latice giallastro, tossico.
Le foglie, dal caratteristico colore grigio verdastro, sono composte da 4-6 segmenti, con margini lobati o dentati. Le basali sorrette da peduncoli, sono lunghe 15-30 centimetri, mentre quelle che si trovano lungo tutta la pianta, sono progressivamente più piccole e tendono ad abbracciare i fusti. Esternamente sono ricoperte da leggera peluria.
L'infiorescenza consiste in un bel fiore terminale, solitario, largo 5-7 cm, di colore giallo intenso dorato. Il calice è formato da 2 sepali precocemente caduchi; la corolla da 4 petali obovati, lunghi circa 3 cm ciascuno; all'interno sono visibili numerosi stami gialli.
Il frutto è una capsula cilindrica lunga generalmente fino 15-20 cm, che tende a incurvarsi assumendo il singolare aspetto di piccolo corno, da cui la pianta ha preso il suo nome.
Il Glaucium flavum è una specie officinale tossica, che veniva utilizzata nella medicina popolare di una volta. Le foglie erano ritenute un buon rimedio antinfiammatorio e sedativo della tosse, anche se la presenza di 'glaucina', contenuta nella pianta, poteva provocare tachicardia e allucinazioni.
Il suo nome scientifico è dovuto al particolare colore delle foglie, in latino detto 'glaucium', parola derivante a sua volta dal greco 'glauko', che descrive il colore blu-verde. L'epiteto specifico, si riferisce invece al colore del fiore, proveniente dalla parola latina 'flavus' che significa 'giallo'.
Fotografato vicino alle rive del Cornia
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