Da Anqua a Elci

anna stefano paolo

16.8 km, n/a

Coordinate punto di partenza: 43°12'44.75"N 10°59'01.44"E   google maps cane-libero estate-no
- Percorso il : 01/12/2015 - Tempo impiegato: 07:20:00 h - Tempo in movimento: 05:18:00 h
- Distanza percorsa: 17,00 km - Dislivello tot. In salita: 814 m - Pendenza: med. 8,2% max. 36,2%
Verificato il: ……….
- Note: Niente da segnalare.
- Difficoltà : E
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I mille volti della Carlina

Attraverso i boschi, nel dolce versante che dal poggio della Carlina discende verso la conca dove sorge il Cecina, fino al conosciuto capanno, nella memoria della resistenza partigiana.

Ed è in questa meravigliosa zona boscata che abbiamo deciso di ambientare il nostro ennesimo percorso di tardo autunno, un suggestivo anello di circa 18 km comodamente percorribili su strade bianche, reso difficoltoso unicamente dal punto di vista dell’ orientamento, causa la scarsa segnaletica.

Come luogo di partenza/arrivo, abbiamo scelto il piccolo borgo di Anqua, con l’imponente struttura della sua villa-fattoria, feudo fin dalla fine del 1500 dei conti Pannocchieschi di Elci. 

Percorreremo la strada provinciale da Montecastelli in direzione Castelnuovo e superata la località San Lorenzo, volteremo a sx al primo incrocio. La strada è asfaltata anche se molto stretta e sconnessa. La seguiremo fino ad incontrare dopo circa 2 km e mezzo, un ulteriore incrocio  che prenderemo a sx, transitando davanti alla fattoria di Solaio, dovela presenza dei cipressi ci anticipa il sapore di una campagna curata che ha vissuto antichi splendori. Proseguiamo ancora lungo la stradina per raggiungere ben presto le prime costruzioni della fattoria di Anqua, con le strutture degli edifici che ci rivelano purtroppo segni di trascuratezza nella conservazione di tutto il complesso architettonico. (Approf)

Parcheggeremo la macchina (43°12’44,8”N 10°59’01,1”E) prima di oltrepassare la vecchia cabina elettrica nei pressi di una croce e da qui ci incammineremo lungo la stradina bianca che superata la sbarra, scivola dolcemente verso il fondovalle dove scorre il Rimaggio. Arrivati al termine della discesa un guado di cemento ci aiuta ad attraversarlo nel punto in cui dove possiamo ammirare un antico casolare finemente ristrutturato.

Il Rimaggio è un piccolo torrente, affluente di sx del Cecina, lungo appena 5 km, una volta chiamato 'Rimagno' o 'Riomagno' per la sua abbondanza d'acqua. Nasce nei pressi di Elci, da un rilievo alto 775 m. denominato “Poggio Auzzo”. Le sue acque zampillanti sono ricche di svariate specie di pesci, tra cui i salmonidi.

Da qui in poi il nostro cammino inizierà a salire in maniera costante oltrepassando da prima un’ ulteriore sbarra che ci introdurrà all’interno dell’area protetta del Parco delle Carline. Superati i primi tornanti incontreremo un primo incrocio sulla ns dx, che ignoreremo, indicante il “Podere Falisei”. Noi proseguiremo per ancora 150 metri, fino a un ampio crocevia dove dovremmo tenere la dx, che rappresenterà il punto di congiunzione al ritorno dal nostro anello  (al nostro ritorno sbucheremo a sx). Saliamo ancora, seguendo il percorso B2, contornati da un variopinto bosco a prevalenza di carpini e cerri, che mai come in quest’autunno ci dona colori sgargianti e decisi. Poco più avanti in prossimità di antichi coltivi, voltandoci indietro potremmo scorgere tutta la struttura della villa di Anqua che domina il poggio.

Non lontano dalla strada una vecchia postazione di perforazione, testimonia la presenza di manifestazioni geotermiche che si ritrovano anche sotto forma di sorgenti calde e fumarole nella vicina zona delle Galleraie.

Le acque termali delle Galleraie, conosciute fin dall’epoca etrusca, sgorgano da ben cinque sorgenti diverse di acqua solfato-bicarbonato-calcica, a una temperatura di circa 29°. Conosciute fin dall’epoca etrusca soprattutto per le cure osteo-articolari, venivano sfruttate in antichità anche per la produzione di zolfo, allume, boro e vetriolo. Nel 1862 venne costruito un complesso alberghiero, con vasche di balneazione, stazione per cavalli e carrozze e una chiesetta. Ristrutturato nel 1987, oggi purtroppo si trova in stato di completo abbandono.

Continuiamo ancora il cammino lungo la comodissima strada che in questo punto attraversa un rimboschimento di conifere, oltre le quali svolteremo a dx lungo una carrareccia in prossimità di un vecchio rudere, abbandonando la carreggiabile. (Abbandoniamo il tracciato B2 ed imbocchiamo il tracciato B7. Fin qui abbiamo percorso circa km 2,7 dalla partenze e 1,5 dal guado del torrente).

Saliamo ora all’interno di un bosco sempre più bello ed intenso di colori, dove lo strato di  foglie che calpestiamo durante il cammino  è un susseguirsi di tonalità che regalano sensazioni  veramente coinvolgenti. La bellezza dell’ambiente e l’assordante silenzio del bosco ci saranno d’aiuto ad alleggerire la fatica del dislivello.

Quasi raggiunta la sommità, dove per un breve tratto il cammino si fa pianeggiante, scorgiamo sulla ns dx il rudere del vecchio podere Santa Margherita e l’innesto di una nuova carrareccia. Recuperate un po’ di energie continueremo avanti per la piccola strada (sentiero B7),  ignorando ovviamente la deviazione a dx(Sentiero A3). Anche se più dolcemente il terreno torna a salire oltrepassando  ampi tratti di bosco ad alto fusto.

Dopo circa 800 metri, sbucheremo in prossimità di un’ampia curva su una strada bianca, dove tenendo la dx continueremo a salire dolcemente, accompagnati da lunghe file di conifere (Tracciato B3). Percorsi poco meno di 300 m di strada bianca avvisteremo sulla nostra sx, un vecchio cartello che indica il capanno dei partigiani.

Abbandoniamo la comoda strada per prendere di nuovo il camminamento forestale (B8), dove ancora il dislivello si farà sentire con continui sali-scendi nel mezzo a un bosco di altissimi cerri avvolti dall' edera.

Dopo aver camminato circa 1 km dalla strada bianca, la struttura di pietre di una fontanella ci anticipa la nostra meta. Scorgiamo da qui  il Capanno dei Partigiani, che domina il vasto spazio immerso in un maestoso bosco di cerri, dove trovano posto anche accoglienti aree ristoro. L’ampia e semplice costruzione  ci vuol ricordare i luoghi delle dislocazioni e degli accampamenti partigiani che operavano nella zona delle Carline e nella provincia di Grosseto, in contatto anche con altri gruppi, compresi quelli di Berignone, capitanati da Elvezio Cerboni, di cui ne faceva parte anche lo scrittore Carlo Cassola.

ancqua elci 007Qui la maestosità del bosco silenzioso, simbolo della lotta partigiana, sembra farsi più solenne. Tutto intorno ci rammenta quel tempo. Sul capanno le due lapidi bianche, ci rammentano il giovane Guido Radi detto Boscaglia, il cui sacrificio dette nome alla “23^Brigata”. L’altra è dedicata al ricordo delle donne partigiane e tra loro, la giovane Norma Parenti barbaramente uccisa dai nazisti, una delle 19 donne italiane decorate al valor militare.   

Le foglie secche degli immensi alberi che vigilano tutt’ intorno, hanno parzialmente ricoperto alcuni cippi che riportano dei nomi …..Vento, Pedro e forse altri. Noi conosciamo la storia di Pedro, artista e apprezzato insegnante livornese con la Brigata Boscaglia nel cuore, tanto che dopo la morte, avvenuta qualche anno fa, ha scelto che le sue ceneri restassero in questo posto, affidate per sempre al fruscio del vento.

Ripartendo a malincuore da questo luogo così mistico e solenne, ci lasciamo alle spalle il ricordo dei protagonisti della  nostra storia partigiana e ci incamminiamo lungo la strada forestale. Scenderemo decisamente in mezzo a una vasta cerreta, fino ad incontrare una catena, che oltrepasseremo dirigendoci a sx lungo una comoda carreggiabile (tracciato B1).    Dopo circa 900 metri, sulla nostra dx scorgeremo la struttura di un bel casolare adibito all’accoglienza agrituristica, in prossimità del quale si trova un ampio crocevia e una piccola area ristoro con tanto di fontanella di acqua sorgente (Località Quercete). Approfitteremo per una pausa, per ripartire continuando a scendere lungo la strada inghiaiata, trascurando quella proveniente da sx che ci riporterebbe di nuovo verso il capanno. Cammineremo per circa 1 km e mezzo costeggiando una recinzione metallica, fino ad arrivare alla grande struttura di pietra del casale di Porcignano adibito a ristorante ed attività faunistica venatoria.  Continuiamo ancora a scendere decisamente, accompagnati da cataste di pini tagliati e ammassati in maniera disordinata ai lati della strada e dopo aver percorso circa 700 metri dal luogo del ristoro e complessivamente quasi 11km dall’inizio del percorso, ci troveremo davanti ad un ennesimo crocevia. Se svoltassimo a dx, arriveremo ben presto al guado sul Cecina e alle vecchie strutture termali delle Galleraie.  Noi invece prenderemo a sx lungo la comoda e pianeggiante strada bianca (Tracciato B2) che si dirige verso il Castello di Elci.

ancqua elci 032Ad attrarre la nostra attenzione saranno ora i vecchi cartelli smaltati della riserva. Ci incuriosisce la loro posizione esageratamente alta sulle piante di cerro, dovuta alla crescita degli alberi. Le parole sono quasi completamente inghiottite dalla corteccia, ma riusciamo ugualmente a scorgere le antiche scritte di regolamentazione e di divieto da osservare nella riserva, che risalgono al lontano 1939.

Poco più avanti la strada inizia leggermente a salire fino ad arrivare al punto dove incontriamo i ruderi della vecchia cappella e del piccolo cimitero di Elci. Dal campo attiguo si può avere una buona visuale del Castello che da qui dista ancora qualche centinaio di metri in direzione N.O.

Lasceremo quindi la strada bianca (tracciato B2) per incamminarci lungo la piccola via ormai sconnessa e ricoperta di foglie, che lasciano comunque intravedere evidenti tratti di antichi lastricati. Voltando lo sguardo sulla nostra sx, saremmo sovrastati dal poggio dove primeggia la bella fattoria e il borgo di Anqua e proseguiamo fino ad arrivare alla parte più bassa delle mura di Elci. (Approf)  

Purtroppo l’abbandono e il degrado regnano su tutta la struttura, ma facendoci largo tra le sterpaglie e i rovi, riusciremo ancora a scorgere i ruderi della vecchia chiesetta dedicata a S. Niccolo’ con i resti della sua breve scalinata di ingresso, parte della struttura muraria del complesso della rocca e del castello, che lasciano immaginare l’importanza con cui dominava sull’ intero territorio.

Sembra che la campana in bronzo, rimasta per secoli barcollante sul piccolo campanile, sia stata rimossa per essere collocata nella nuova chiesina di Casino di Terra insieme ad un’altra proveniente da S. Ippolito.

Riprendiamo il cammino seguendo una piccola carrareccia che si trova subito sotto le mura del castello, scendendo in direzione O.S.O. Questo sarà il tratto del nostro percorso più difficoltoso da individuare, causa la totale assenza di segnaletica e la mancata pulizia del sentiero. Comunque con molta attenzione continueremo a scendere ignorando il primo incrocio sulla dx fino ad arrivare dove il terreno spiana e dove ogni forma di sentiero sembra finire. Qui cercheremo di mantenerci sempre a sx facendoci largo tra gli arbusti e i cespugli, finché dopo un breve tratto ci troveremo in prossimità di un fossetto e di una piccola costruzione in muratura dell’acquedotto con numerose tubazioni metalliche poste alla rinfusa . Dopo averlo oltrepassato ci indirizzeremo lungo un sentiero che si dirige verso il podere “Casa al Forno” e da qui il cammino si farà di nuovo più semplice e sicuro. Seguendo agevolmente per tracce il piccolo stradello sbucheremo ben presto davanti al grande casolare ristrutturato, da dove inizieremo a salire lungo una curatissima strada sterrata.

La percorreremo per circa 1Km e mezzo attraversando splendidi tratti di bosco fino ad arrivare, oltrepassando l’ennesima sbarra, al punto di congiunzione del nostro anello  dove poche ore prima siamo transitati in direzione opposta.

Inizieremo quindi a discendere  verso il guado del Rimaggio, superando gli ampi tornanti e ancora una sbarra metallica, dopodiché usciremo dalla Riserva della Carlina e nei pressi del grande casolare vicino al torrente, oltrepasseremo il guado.   Rimarrà da percorrere poco meno di 1 km e mezzo, sempre in costante salita, fino al luogo di posteggio dell’auto.

Ci concederemo un po' di tempo  per visitare ed ammirare l’imponente  struttura della villa-fattoria di Anqua, davanti la quale, oltre il vecchio muro si aprono le superbe vedute della vallata del Cecina, con le sue dolci colline punteggiate dai paesi di Radicondoli, Casole d’Elsa, Montecastelli, Volterra, Monteguidi ed altri.

Se con un po’ di fortuna, riusciremo ad incontrare uno dei custodi della villa, domanderemo  il permesso per poter visitare la parte interna del giardino, che si affaccia sulla ridente vallata del Rimaggio. Avremmo modo di notare le secolari siepi di bosso che ornano un antico giardino all’italiana, un magnifico pergolato strutturato con piloni di mattoni rossi e un enorme plurisecolare Leccio, classificato nell’elenco delle piante monumentali d’Italia. 

    

Con i suoi 18 km, quasi interamente su comode strade, naturalmente interdette al traffico, questo percorso racchiude importanti elementi di interesse naturalistico, con paesaggi e ambienti di rara e incontaminata bellezza; ma anche di interesse storico sociale, visitando e calpestando luoghi dove la resistenza fu protagonista. Naturalmente non abbiamo tralasciato l’aspetto monumentale, con ciò che rimane dell’importante, ma ormai sgangherato rudere del castello di Elci e apprezzando la raffinata inconsueta struttura della villa di Anqua, salotto buono affacciato sulla ricca agricoltura dei tempi passati.

L’unica nota stonata di tutto questo bel tragitto, è purtroppo l’insufficienza o l’assenza di segnaletica, perciò a chi si accingesse a seguire il nostro tracciato, raccomandiamo di usare particolare attenzione e prudenza.